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La sfida educativa del nostro tempo: meno schermi, più relazioni significative

6 Maggio

Dobbiamo proteggere i ragazzi dalle conseguenze nefaste dell’utilizzo in età precoce degli smartphone. Gli esperti di neuroscienze e i neuropsichiatri infantili lo dicono da anni ed è ascoltando i loro appelli che già il 13 settembre 2022 al Liceo Malpighi di Bologna insieme ai docenti abbiamo deciso di chiedere ai ragazzi di depositare i cellulari in una cassettiera durante l’orario scolastico. Gli studenti tornavano in classe per la prima volta senza mascherina. Dopo l’esperienza della didattica a distanza, il desiderio era quindi di rimuovere gli ostacoli alle occasioni di incontro in presenza.

Questa scelta, poi confermata negli anni successivi, venne accolta con diffidenza da parte degli alunni, ma successivamente furono gli stessi a riconoscerne un duplice valore per il loro percorso, scolastico e di vita. Ogni giorno guadagnavano infatti spazi inediti per le relazioni con gli altri, che altrimenti sarebbero stati negati dalla dipendenza dai telefoni; e con meno distrazioni il loro livello di concentrazione era più elevato.

Dagli studi fatti in seguito e dalla formazione con docenti e famiglie, è però emerso anche un altro dato: bisogna cominciare prima. La scuola può fare molto, ma non basta. È nella famiglia che si pongono le basi più profonde. Come genitori è infatti possibile generare figli, ma senza essere “generativi”. Spesso succede che siamo molto attenti al loro sviluppo fisico – seguiamo con scrupolo le indicazioni su svezzamento, ad esempio – ma al contrario siamo analfabeti per quanto riguarda la crescita affettiva e relazionale, che è altrettanto fondamentale.

Sono quindi contenta che agli Stati Generali dell’Infanzia e dell’Adolescenza, in programma il 22-23 maggio e il 6 giugno in Regione Emilia-Romagna, sia messo a tema l’impatto degli schermi nelle vite dei giovanissimi, con l’intenzione di arrivare successivamente ad una proposta di legge nazionale per limitarne l’utilizzo prima di una certa età, accompagnata da una campagna di sensibilizzazione di docenti, famiglie e pediatri.

Occorre intervenire, non è più rimandabile se pensiamo che gli utenti della neuropsichiatria infantile in Emilia-Romagna nel 2010 erano circa 38 mila e nel 2023 sono diventati quasi 65 mila. E l’esperienza del Malpighi mi trasmette speranza: esiste un’alternativa all’abuso di tecnologia, spetta a noi adulti proporgliela perché non si sentano smarriti e vivano appieno le relazioni con i loro coetanei e con la realtà tutta.

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