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Confronto operativo con il viceministro Bellucci su prevenzione, invecchiamento attivo e non autosufficienza. Serve un tavolo regionale

27 Ottobre

Questo pomeriggio, nell’Aula Magna della Regione Emilia-Romagna si è svolto il seminario “Vivere a lungo, vivere bene. Prevenzione, invecchiamento attivo, non autosufficienza: le sfide della legge 33/2023”, che ho promosso insieme ai Presidenti dei Gruppi Assembleari di Fratelli d’Italia e Forza Italia, Marta Evangelisti e Pietro Vignali, e al quale ha partecipato Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega alle politiche sociali e all’invecchiamento attivo e Presidente del CIPA (Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana).

In base agli ultimi dati forniti dall’Assessorato, in Emilia-Romagna le persone over 65 sono oltre un milione, di cui 370.000 hanno più di 80 anni. All’interno della popolazione anziana della nostra Regione sono più di 220.000 gli anziani non autosufficienti e solo il 23% di loro riceve assistenza: in case di riposo (25.399) o tramite l’assistenza domiciliare (16.607) o nei Centri Diurni (5.032) o con assegno di cura (4.251). Dunque, rimangono senza servizi 168.892 persone (il 77%).

Questi numeri fanno capire che il tema della non autosufficienza, quello della prevenzione e dell’invecchiamento attivo devono essere in cima alle priorità della nostra Regione per aiutare veramente le famiglie e chi è solo. Per questo motivo abbiamo voluto aprire un confronto operativo con i protagonisti del settore.

L’incontro si è aperto con il prezioso intervento del Viceministro Maria Teresa Bellucci, seguito da un ampio dialogo con amministratori locali, terzo settore, enti gestori, associazioni dei caregiver e dei pensionati, professionisti sanitari e sociosanitari, ricercatori e cittadini.

Nel suo discorso, il Viceministro ha illustrato la legge 33/2023, che per la prima volta affronta in modo sistematico la questione degli anziani.

“Questa riforma che abbiamo approvato in tempi record è epocale. Prima di questo Governo non esisteva una legge che trattasse questa stagione della vita, che riguardasse la terza e la quarta età. Per questo è necessaria una cooperazione con tutti coloro i quali si occupano di questa tematica, che possono dare un contributo indispensabile. Anche il Governo Draghi aveva lavorato su questi temi ma il testo di legge delega non aveva ricevuto la bollinatura da parte della Ragioneria di Stato; noi abbiamo reso quel testo bollinabile”, ha affermato Maria Teresa Bellucci, poi ha aggiunto: “Con questa riforma storica restituiamo dignità, autonomia e sicurezza ai nostri anziani, ponendo finalmente al centro la persona. È la prima volta che in Italia viene realizzata una vera integrazione tra assistenza sanitaria e sociale, favorendo le cure domiciliari, la telemedicina e la teleassistenza, per fare della casa un luogo di cura e non di isolamento. Abbiamo introdotto l’assegno universale per gli anziani non autosufficienti, un sostegno concreto che si aggiunge all’assegno di accompagnamento. Nessuno deve essere lasciato solo: chi ha costruito la nostra nazione merita attenzione, rispetto e il pieno riconoscimento del proprio valore”.

Nel dibattito, che ha visto coinvolti amministratori locali, enti gestori, associazioni, professionisti sanitari e sociosanitari, ricercatori e cittadini, sono stati affrontati, tra gli altri, i temi della prevenzione, dell’invecchiamento attivo, del dialogo intergenerazionale, del senior cohousing e cohousing intergenerazionale, dell’assistenza domiciliare, delle qualifiche del personale di assistenza e del nuovo sistema di accreditamento.

Si è parlato di una novità reintrodotta dalla manovra del Governo: il Fondo dedicato al caregiver familiare (1,15 milioni di euro nel 2026, anno di transizione per definire le nuove norme sull’assistenza domiciliare, e 207 milioni annui dal 2027). Un segnale rilevante, considerando che in Italia i caregiver familiari che prestano assistenza almeno settimanale a un congiunto sono oltre 7 milioni (dati Istat).

Nel confronto è stata dedicata attenzione alla questione dell’accreditamento: dopo l’approvazione della nuova legge regionale il 9 luglio 2024, la sua attuazione è stata sospesa; in attesa del nuovo quadro nazionale, l’Assessorato ha disposto la proroga degli accreditamenti vigenti. Gli operatori hanno evidenziato come il testo regionale bloccato fosse percepito come poco flessibile, tendente alla medicalizzazione delle strutture con aumento dei costi, con finanziamenti regionali insufficienti per i posti accreditati e tetti tariffari indipendenti dai servizi resi. Questi problemi, anche ora, si riscontrano anche con il quadro legislativo regionale attuale, al punto che molte strutture stanno rinunciando a posti accreditati. Il settore è quindi in attesa della nuova legge nazionale che fisserà i criteri per aggiornare coerentemente anche il quadro regionale.

Da questo incontro è emersa una linea di metodo condivisa: servono risposte flessibili, perché gli anziani non sono tutti uguali, i loro bisogni variano, anche a parità di età.

È necessario quindi rafforzare l’assistenza domiciliare, sostenere i caregiver, valorizzare esperienze di cohousing e di integrazione intergenerazionale, e accompagnare il nuovo accreditamento con criteri sostenibili per gli enti gestori, salvaguardando la qualità dei servizi.

La nostra Regione può e deve fare di più, anche alla luce del confronto con altre realtà che investono maggiormente sulla non autosufficienza. Nel 2025, infatti, l’Emilia-Romagna ha stanziato 564 milioni di euro per assistenza domiciliare, strutture residenziali e servizi socio-sanitari rivolti ad anziani e persone con disabilità; a queste risorse si aggiungono 3 milioni di euro del Fondo regionale Caregiver appena introdotto. Il Veneto, invece, per lo stesso anno ha destinato oltre 800 milioni di euro al Fondo regionale per la Non Autosufficienza.

Qual è il prossimo passo? Vogliamo chiedere alla Giunta regionale l’istituzione immediata di un tavolo permanente con enti locali, terzo settore, enti gestori, professionisti e associazioni dei familiari, per co-progettare soluzioni più flessibili, accompagnare la transizione verso il nuovo accreditamento nazionale, evitare ulteriori rinunce di posti accreditati e mettere al centro la persona e i suoi bisogni.

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