È preoccupante che l’Università di Bologna sia succube dei collettivi. Ed è grave che alcuni docenti favoriscano un atteggiamento di distanza nei confronti delle forze dell’ordine.
“Non si deve militarizzare l’Università”, ha detto il collettivo studentesco CUA di Bologna, e così la proposta di fare un corso di filosofia per circa 15 militari dell’Accademia di Modena, richiesta dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, non è neanche arrivata all’ordine del giorno del Dipartimento di Filosofia di Unibo, il quale “ha preferito soprassedere e astenersi dal deliberare”, come spiegato dal rettore Molari.
Una scelta surreale, che crea il terreno fertile per insicurezza, violenza e degrado. È vergognoso che a orientare le decisioni siano delle minoranze che si comportano da proprietarie del bene pubblico, con il consenso di chi dovrebbe garantire libertà per tutti e non solo per alcuni.
Sarebbe un segnale importante per l’Ateneo più antico del mondo rivalutare la richiesta che è stata fatta dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, senza dover cedere a condizionamenti di pochi.
L’Università nasce come luogo di studio, di ricerca e di libertà e tale deve rimanere.