Oggi pomeriggio sono intervenuta in Aula sul dibattito che si è tenuto in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
La mia riflessione è partita da un dato: una donna su tre ha subito una violenza fisica, sessuale e psicologica. Perché il fenomeno è così diffuso? Perché è semplicissimo utilizzare e pensare le donne come un proprio oggetto. Il tema cruciale è quindi il dominio dell’altro e la riduzione dell’altro ad oggetto. E il fatto che questo tipo di sguardo all’altro nasca e cresca addirittura in famiglia fa capire quanto sia importante l’educazione. Non quanto siano importanti i corsi o la propaganda.
Quello che è necessario e urgente, e mi sembra che l’assessora Conti stia andando in questa direzione, è favorire all’interno delle nostre scuole un clima che aiuti una relazione in cui l’altro diventa parte della mia vita, non è più un nemico, non è più un oggetto da possedere, in cui l’altro diventa essenziale per dire “io” con verità, dentro rispetto, cura, ascolto.
Sono sempre stata diffidente rispetto ai corsi di educazione affettiva, di educazione sessuale, alle prescrizioni e i protocolli, che possono rivelarsi soluzioni inadeguate. Il problema profondo è che ognuno di noi vive per conto proprio, senza avere la coscienza che l’altro fa parte della propria vita e che per questo c’è bisogno di ascolto, rispetto, protezione, cura e libertà.
È talmente grande quello che sta accadendo sotto i nostri occhi che occorre andare alla radice dei problemi, senza accontentarsi di un lavoro di superficie. Non si può dare per scontato neanche che, all’interno delle pareti di una casa, ci siano questo ascolto e questo rispetto, ci sia la possibilità di crescere in libertà. A tal proposito dobbiamo lavorare a tutti i livelli, dalle scuole dell’infanzia fino alla scuola superiore, all’università e nel mondo del lavoro.
È altrettanto fondamentale che ci sia un clima culturale che tenga alta l’attenzione sul fenomeno ma con questa cura, con questo desiderio di andare alle cause.
Ho portato poi l’attenzione sul tema del lavoro perché dobbiamo prendere in considerazione proprio gli aspetti di vita quotidiana, la possibilità di libertà e di autorealizzazione delle donne. Questo compito coinvolge tutti: imprese, associazioni, sindacati e istituzioni. Come ha riportato l’assessora Allegni circa il 60% delle donne che subiscono violenza è disoccupata o con occupazione precaria. Quando una donna non è libera dal punto di vista economico, e questo può accadere a tutti i livelli sociali, è difficile che riesca a difendersi. Ecco allora che provvedimenti come il Reddito di Libertà, che il Governo Meloni ha reso strutturale, sono un aiuto al reinserimento delle persone vittime di violenza all’interno del tessuto lavorativo e culturale.
Sono numerosi gli interventi del Governo Meloni a sostegno delle donne, che meritano di essere ricordati. A partire dalla scelta di destinare 80,2 milioni di euro al Piano antiviolenza, più del doppio dell’importo del 2022.
In queste ore, poi, è stato appena approvato il Ddl che introduce il reato autonomo di femminicidio (577-bis del Codice Penale), che da questo momento smette di essere considerato solo come un aggravante dell’omicidio.
Questo Governo ha inoltre potenziato il “Codice Rosso” (istituito con legge n. 69 del 2019 per la tutela delle vittime di violenza di genere domestica con procedure più accelerate e pene più severe) con l’approvazione nel 2023 del Ddl “Roccella” che tra le altre cose ha rafforzato le misure di prevenzione e formazione, potenziato le misure cautelari e di uso del braccialetto elettronico, semplificato l’accesso all’indennizzo statale per le vittime di reati intenzionali violenti.
Penso sia giusto ricordare tutte queste azioni del Governo anche per ridimensionare le polemiche, che abbiamo ascoltato anche nella nostra Aula, in seguito alla decisione della maggioranza in commissione Giustizia al Senato di aprire un’istruttoria sul Pdl sulla violenza sessuale che contiene la norma sul libero consenso delle donne. Qualcuno sperava che sarebbe stata mandata direttamente in Aula per il voto, in questa Giornata di sensibilizzazione sul tema.
Questo scenario non si è avverato ma anche da Roma mi hanno rassicurato. La legge sarà fatta e migliorata. È più importante che sia approvata una legge buona che difende dalla violenza e che rende normale la possibilità di una relazione affettiva o che venga approvata proprio il giorno 25 novembre?
Occorre avere il coraggio di andare alla radice delle cause a 360 gradi, uscendo dagli stereotipi che possono esserci sia da una parte che dall’altra. Spesso quando si parla di violenza sulle donne c’è chi punta il dito contro la cultura del patriarcato. Ho fatto un’indagine: i paesi più in alto nella classifica dei femminicidi sono i paesi scandinavi, che sono ai primi posti nel mondo per uguaglianza di genere e tra i più secolarizzati. Usciamo dagli stereotipi.