In Emilia-Romagna è entrata in vigore una norma che limita la possibilità dei Medici di Medicina Generale di prescrivere alcuni esami diagnostici di uso comune, ora riservati agli specialisti.
Tra questi ci sono ecografie addominali o tiroidee, Holter cardiaco per le aritmie, Doppler per la circolazione, spirometria per asma e BPCO, test da sforzo, ecocardiogramma e MOC per valutare l’osteoporosi.
Prima il medico di famiglia poteva richiederli direttamente, oggi il paziente deve prima passare da uno specialista, con il rischio di tempi più lunghi e percorsi più complicati, soprattutto per anziani e fragili.
Perché rendere la vita più complicata alla gente? Perché costringere le persone a duplicare i passaggi per ottenere esami che i medici di medicina generale sono perfettamente in grado di prescrivere?
Non è questa la strada che conduce all’appropriatezza delle prestazioni. Anzi, si tratta di una scelta sbagliata che rischia di produrre l’effetto contrario.
Le conseguenze sono gravi, soprattutto per i pazienti. In primis, sotto il profilo economico, e dell’allungamento dei tempi, perché saranno costretti a pagare ticket aggiuntivi per accedere allo specialista ospedaliero pubblico, che in base a questo nuovo provvedimento, è l’unico autorizzato a prescrivere certi esami.
La nuova norma ha un impatto anche sul piano della libertà di scelta, perché andando da un medico specialista di un ospedale accreditato non basterà passare come ora dal proprio medico di base per poter fare prescrivere degli esami, ma occorrerà fare un ulteriore passaggio da un medico specialista che lavora in un ospedale pubblico (magari in libera professione per evitare le liste d’attesa).
Se l’obiettivo è contenere la spesa sanitaria o ridurre le liste d’attesa, questa non è la strada da percorrere. Togliere strumenti ai medici di medicina generale significa non riconoscere il loro ruolo e indebolire la medicina di prossimità peggiorando l’intero sistema.
Lo scorso 7 aprile ho chiesto un’audizione delle rappresentanze sindacali dei medici di medicina di base per discutere delle trattative in corso per la stipula dell’accordo integrativo regionale. Ma di questa audizione in commissione sanità non vi è stata ancora nessuna traccia, e forse dovremmo aspettare in eterno.
Clicca qui sotto per leggere l’articolo sull’edizione odierna de Il Resto del Carlino – Bologna.