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Lungodegenza nei grandi ospedali bolognesi ad alta complessità? Scelta ideologica, aggrava le liste d’attesa

20 Settembre

La proposta della Regione Emilia-Romagna di riportare all’interno dei grandi ospedali bolognesi (Maggiore, Sant’Orsola e Rizzoli) posti letto di lungodegenza va contro ogni logica di “bene” per i pazienti e per il servizio sanitario pubblico. Le evidenze scientifiche e la pratica consolidata in tutto il mondo ci dicono che i grandi hub ospedalieri devono concentrarsi sull’alta complessità, sulla chirurgia avanzata, sulla ricerca e sulle emergenze, non certo sulla lungodegenza.

Caricare questi ospedali di funzioni improprie significa rallentare le attività di eccellenza, aggravare le liste d’attesa (solo al Rizzoli, dove vengono fatti circa 10.000 interventi all’anno, ci sono 15.000 persone in lista d’attesa) e ostacolare il loro ruolo di centri di riferimento nazionali e internazionali.

Perché non utilizzare posti in ospedali di bassa complessità per la lungodegenza? Perché non utilizzare il privato accreditato che ha dimostrato negli anni di gestire in modo efficace, flessibile e qualificato la lungodegenza, garantendo qualità e continuità di cure, a costi minori? Il posto letto in ospedale pubblico costa quasi 2.000 € al giorno; in un ospedale privato accreditato un posto per lungodegenza, invece, costa 177€ al giorno entro soglia (i primi 60 giorni).

Dedicare letti in un ospedale pubblico ad alta complessità per prestazioni che possono essere svolte in ospedali a bassa complessità  o nel privato accreditato significa sprecare enormi risorse professionali (gli ospedali pubblici ad alta complessità devono poter continuare a fare bene il loro lavoro, smaltendo le liste d’attesa) ed economiche (sfruttare le convenzioni con il privato accreditato per questo tipo di prestazioni libera fondi per la sanità pubblica gestita direttamente dal servizio sanitario regionale). Ridurre i letti per gli acuti e l’alta complessità negli ospedali pubblici aumenta le liste d’attesa e, paradossalmente, apre la strada al “privato non accreditato”, che offrirà quelle prestazioni solo a chi se le potrà permettere.

Siamo in presenza di una situazione palese di eterogenesi dei fini: in nome della sanità pubblica se ne indebolisce l’offerta.

Dopo il buco di bilancio causato dalla passata Giunta, l’attuale esecutivo regionale continua a muoversi senza una visione, limitandosi a interventi estemporanei e contraddittori. Serve un progetto, non soluzioni tampone.

La sanità emiliano-romagnola ha bisogno di un piano strategico che valorizzi le competenze pubbliche e private accreditate, che differenzi funzioni e ruoli dei diversi attori (un ospedale ad alta complessità ha un ruolo diverso da un ospedale a bassa complessità), serve una Regione capace di valorizzare anche il terzo settore (tanti anziani finiscono in ospedale perché sono soli e non hanno chi si prende cura di loro), una Regione che investa in innovazione e medicina territoriale. Non abbiamo bisogno di scelte ideologiche che rischiano di riportare indietro il sistema e mettere a rischio la qualità delle cure.

I dati in breve (fonte: bilanci 2023)

COSTI PER GIORNATA DI DEGENZA E PER POSTO LETTO TEORICO/GIORNO NEI GRANDI OSPEDALI DI BOLOGNA

  • IRCCS AOU di Bologna – Policlinico S. Orsola: ~€ 2.179 per giornata di degenza (2023); ~€ 1.818 per posto letto teorico/giorno.
  • IRCCS Istituto Ortopedico Rizzoli: ~€ 1.921 per posto letto teorico/giorno (considerati i costi della produzione del 2023, ma in riferimento a 308 posti letto come da dato più aggiornato (2021)).
  • Ospedale Maggiore: non determinabile con precisione da bilanci pubblici perché i costi sono aggregati a livello AUSL.

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