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Intergruppo al via, il quadro demografico descritto da Bovini

11 Luglio

Ieri pomeriggio si è tenuta la prima riunione dell’Intergruppo assembleare sulla questione demografica, che ho l’onore di coordinare insieme alla collega Ludovica Carla Ferrari. Abbiamo deciso di partire dall’osservazione della realtà e non da posizioni preconcette per contrastare il fenomeno della denatalità e supportare la genitorialità nella nostra regione. Per questo al nostro primo incontro abbiamo invitato Gianluigi Bovini, demografo e statistico di livello nazionale, che con dati e analisi ci ha offerto un quadro lucido e approfondito della situazione demografica in Emilia-Romagna, in Italia, in Europa e nel mondo.

Le statistiche sulla natalità sono preoccupanti ovunque ed anche nella nostra regione. In Emilia-Romagna nel 2024 sono nati 28.003 bambini, contro i quasi 42.000 del 2008: un crollo del 30% in meno di quindici anni. E, in base ai dati ISTAT, il 2025 è iniziato ancora peggio: tra gennaio e aprile le nascite sono diminuite del 7,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In Italia, invece, le 370 mila nuove nascite nel 2024 (un numero inferiore agli anni della Prima e della Seconda Guerra Mondiale) potrebbero ancora scendere. Se non si dovesse invertire la tendenza di questi primi 4 mesi del 2025, il rischio è di scendere nel 2025 sotto i 350 mila nati; continuando con questa situazione, nel 2100 saremo un Paese di 35 milioni di abitanti (-13 milioni rispetto ad oggi!)

Il futuro sviluppo del Paese rischia di risentirne in modo molto significativo. Nel breve periodo la denatalità comporta meno bambini e bambine alle scuole per l’infanzia; meno lavoratori e lavoratrici; e, tra 30-40 anni ancor meno genitori potenziali.

Tra i fattori chiave della denatalità, Bovini ha indicato un dato oggettivo, spesso sottovalutato: il drastico calo del numero di donne in età feconda dovuto alla diminuzione del tasso di natalità già cominciato negli anni ’70. Solo in Emilia-Romagna, dal 2000 a oggi, si contano oltre 45.000 donne in meno tra i 15 e i 49 anni. Questa è la vera “trappola demografica” sulla quale è impossibile intervenire perché è il risultato del primo calo delle nascite che si verificò negli anni ’70 e ’80 (in 10 anni 1/3 di nati in meno!).

Quello su cui è possibile intervenire, invece, è l’altra componente della natalità: la propensione a mettere al mondo o ad accogliere dei figli. L’equilibrio tra generazioni è garantito da 2,1 figli per coppia; in Emilia-Romagna oggi la media è 1,18. Questo gap va perlomeno ridotto. Ma non è facile. Sicuramente c’è una questione culturale dovuta anche al numero inferiore di matrimoni e alla minor presenza di reti di sostegno (es. i nonni), ma a questo si aggiunge pure l’assenza di politiche che aiutino le giovani coppie e le famiglie, cominciando da chi ha già dei figli.

L’Intergruppo, che raccoglie l’adesione di 36 consiglieri regionali di ogni forza politica e di tutte le province dell’Emilia-Romagna, ha l’obiettivo di agire su questo secondo aspetto per individuare strumenti innovativi a sostegno della natalità e della famiglia con misure trasversali a diversi ambiti come le politiche fiscali, abitative, scolastiche, sociali, educative, occupazionali, sanitarie e dei trasporti e un’attenzione particolare alla conciliazione vita-lavoro.

Il lavoro continua il 21 luglio, quando incontreremo l’assessora Isabella Conti per avviare il confronto sulle prime proposte e impostare il lavoro su di un Progetto di Legge per il contrasto alla denatalità e il sostegno alla genitorialità.

 

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