Oggi in Aula, durante il question time, ho interrogato l’assessore Massimo Fabi sulla concentrazione delle aggiudicazioni nelle gare per i servizi di pulizia e sanificazione bandite da Intercent-ER e da altri enti pubblici regionali. Dalle analisi svolte sugli ultimi 6-8 anni emerge che, in 11 procedure dal valore complessivo superiore a 342 milioni di euro, si ripetono con grande frequenza gli stessi aggiudicatari, spesso grandi operatori. In diversi territori ricorrono gruppi di grandi dimensioni come Rekeep, Coopservice, CICLAT, COPMA, Markas, Colser, Copura-Formula Servizi.
Il tema è attuale anche alla luce della gara Intercent-ER ancora aperta, pubblicata il 7 febbraio 2025 per “Servizio di pulizia, sanificazione e servizi complementari a ridotto impatto ambientale”, del valore di 391.370.833,32 euro, articolata in otto lotti. Il disciplinare consente di partecipare fino a quattro lotti e di aggiudicarsene fino a tre. Una soglia così elevata rischia di consolidare la concentrazione del mercato in capo a pochi operatori e di limitare, nei fatti, la partecipazione delle piccole e medie imprese.
Il nuovo Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 36/2023, art. 58), la Direttiva 2014/24/UE (art. 46) e le Linee guida ANAC indicano chiaramente la suddivisione in lotti e la proporzionalità dei requisiti come strumenti per garantire apertura del mercato e concorrenza effettiva. È necessario verificare se l’impostazione dei bandi in Emilia-Romagna stia davvero perseguendo questi obiettivi.
Ho chiesto di ricostruire con precisione l’elenco delle imprese aggiudicatarie dal 2004 a oggi, tenendo conto dei mutamenti societari, e di rendere trasparente il quadro delle proroghe concesse nello stesso periodo. L’obiettivo è semplice: verificare se l’impostazione dei bandi – dagli importi dei lotti ai limiti di aggiudicazione – stia davvero garantendo apertura del mercato e pluralità di partecipazione delle imprese.
L’assessore Fabi mi ha fornito una tabella riepilogativa con gli aggiudicatari delle principali gare regionali nel settore delle pulizie dal 2004 al 2025, mentre non ha speso nemmeno una parola su quanti e quali proroghe siano state concesse alle imprese aggiudicatarie. Dalla lettura di questi dati emerge un quadro già noto: nel tempo molte aggiudicazioni si sono concentrate in capo a pochi grandi operatori, spesso gli stessi, talvolta organizzati in raggruppamenti variabili; la rotazione c’è, ma la sostanza non cambia e le piccole-medie imprese faticano a entrare nelle commesse di maggiore rilievo.
Nella sua risposta, l’assessore ha ribadito che l’Agenzia Intercent-ER opera nel rispetto delle normative comunitarie e nazionali e ha parlato di “massima trasparenza” citando episodi come la gara del 2025 “Servizio di pulizia, sanificazione e servizi complementari a ridotto impatto ambientale” – il cui termine per le offerte era il 20 marzo e ancora si attendono i nomi degli assegnatari – che ha visto la partecipazione di 30 aziende. Il tema non è questo. Si può seguire la legge ma non risolvere il nodo che ho posto: la contendibilità effettiva degli appalti e la distribuzione degli aggiudicatari nel medio periodo. I dati ricevuti confermano infatti una continuità di fondo dei medesimi gruppi, talvolta in RTI differenti, con un accesso di fatto limitato per molte piccole-medie imprese.
Il confronto con altre realtà regionali indica che è possibile fare meglio: dove i lotti sono più frazionati, i limiti di aggiudicazione per singola impresa sono più stringenti e i requisiti sono calibrati sulle capacità delle piccole-medie imprese, il mercato risulta più aperto e pluralista, senza rinunciare a qualità ed efficienza.
Alla luce della documentazione ricevuta e dei riferimenti normativi – dall’art. 58 del D.Lgs. 36/2023 all’art. 46 della Direttiva 2014/24/UE, che non si limitano a prescrivere trasparenza formale ma spingono a promuovere attivamente concorrenza e proporzionalità dei requisiti – ritengo necessario intervenire sull’architettura delle gare.
Bisognerebbe fare come in Toscana, cioè ridurre la dimensione economica dei singoli lotti e introdurre un limite massimo di lotti aggiudicati alla stessa impresa: tre lotti dati alla stessa impresa su otto lotti complessivi, come viene fatto in Emilia-Romagna, determina una concentrazione molto importante. Occorre, inoltre, calibrare i requisiti in modo da consentire un’effettiva pluralità di partecipazione delle imprese.
Presenterò una risoluzione per chiedere questi correttivi e per istituire un Osservatorio regionale permanente sulla concorrenza negli appalti di pubblici servizi, incaricato di monitorare annualmente la distribuzione dei lotti e degli aggiudicatari, il grado di concentrazione del mercato e la possibilità concreta di pluralità nella partecipazione delle imprese.