Oggi, a un giorno di distanza dalla Giornata Mondiale contro l’AIDS, è emersa una contraddizione sconcertante tra le notizie riportate sulla stampa e quanto ascoltato poche ore dopo in Commissione Salute.
Questa mattina il Corriere di Bologna titolava che la Regione Emilia-Romagna, per ragioni di contenimento della spesa, non renderà più disponibile la profilassi PrEP alle persone non residenti, chiedendo a chi è in cura qui di rivolgersi ad altre strutture nelle regioni di residenza. Una scelta che rischia di colpire in modo particolare studenti fuorisede, lavoratrici e lavoratori che vivono in Emilia-Romagna, e tutte quelle persone che si sono rivolte ai nostri servizi perché nei loro territori la PrEP non è ancora garantita in modo adeguato.
Poche ore più tardi, in Commissione Salute, durante l’audizione della professoressa Cristina Mussini, Ordinaria di Malattie Infettive all’Ateneo di Modena e Reggio Emilia e Direttrice della Clinica di Malattie Infettive all’AOU Policlinico di Modena, abbiamo sentito l’esatto opposto: la PrEP, ha spiegato chiaramente, deve essere garantita anche ai non residenti, perché è semplicemente assurdo pensare di rimandare “a casa” le persone che hanno bisogno di una terapia preventiva così delicata.
La professoressa ha inoltre denunciato che la Regione non mette a disposizione gratuitamente i test rapidi per l’HIV, strumenti fondamentali per una diagnosi tempestiva, che potrebbero essere facilmente resi disponibili sia agli infettivologi sia nelle farmacie dei servizi. Se si vuole introdurre un filtro, si può benissimo coinvolgere il medico di famiglia, ma non ha senso continuare a complicare l’accesso a uno strumento di prevenzione tanto semplice quanto efficace.
Di fronte a queste parole, ho chiesto spiegazioni al presidente della Commissione Salute, Gian Carlo Muzzarelli, il quale mi ha risposto che vuole presentare una risoluzione per chiedere alla Giunta di fare retromarcia.
Da una parte quindi la Giunta restringe l’accesso alla PrEP, dall’altra la stessa maggioranza, in Commissione, ammette che quella scelta è sbagliata e prova a correggerla presentando una risoluzione che impegna la Giunta a ritornare sui suoi passi.