Questa mattina ho partecipato alla cerimonia del Giudizio di Parificazione della Corte dei Conti del Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna, esercizio 2024.
Non possiamo essere contenti. La voce più importante del bilancio è la spesa in sanità, e siamo passati da 80 milioni di disavanzo nel 2023 ai 194 milioni di euro del 2024. Come ha sottolineato la Corte, per coprire il buco, la Regione si è affidata a misure temporanee, come il payback farmaceutico o il recupero di risorse pregresse, senza risolvere il problema in modo strutturale.
Il presidente De Pascale ha ripetuto che il finanziamento del Governo avrebbe dovuto seguire almeno l’aumento dell’inflazione, ma non è entrato su alcuni dati messi in evidenza dalla Corte dei Conti: la spesa sanitaria è aumentata, come ha ribadito anche recentemente l’assessore Fabi, per l’aumento delle spese farmaceutiche, dei costi energetici e per gli adeguamenti contrattuali. Vero, ma la Corte dei Conti ha messo anche in evidenza che nel 2024 le spese per consulenze legate al personale atipico sono aumentate del 26,6%, coinvolgendo più di 1.200 unità, e che altre consulenze sono costate 13 milioni di euro, contrassegnando una ulteriore crescita rispetto al 2023.
Non possiamo essere contenti perché, nei prossimi tre anni, il disavanzo previsto sarà coperto dall’aumento delle tasse deliberato dalla Giunta. Non può essere questo il modo con cui risolvere una questione di fondo. Come ha detto il presidente della sezione di controllo della Corte dei Conti regionale, Marcovalerio Pozzato, servono misure strutturali. La Regione dovrebbe farsi seriamente una domanda: è possibile migliorare appropriatezza, efficienza ed efficacia della spesa sanitaria e in tutta la spesa pubblica?
Anche il Procuratore generale ha chiesto di lavorare sull’aspetto del controllo dell’efficienza ed efficacia della spesa, anche nelle società partecipate. Basti pensare che il fondo crediti inesigibili ha superato i 500 milioni di euro, con un aumento di 64 milioni in un solo anno (dal 2023 al 2024). “Perché le premialità vengono date a tutti in modo indifferenziato?” ha osservato Marcovalerio Pozzato. “Perché negli ultimi 5 anni è aumentato del 27,8% il costo del personale nelle aziende partecipate?”
I margini di miglioramento ci sono, e sono evidenti, a partire dalla sanità. Lo dimostra il fatto che il vicino Veneto – con un finanziamento simile al nostro, lo stesso numero di abitanti e pari complessità– riesce a tenere i conti in equilibrio, avendoci superati nelle graduatorie di merito nazionali.
La Regione deve avere il coraggio di capire dove si può migliorare e riformare una spesa sanitaria che oggi non appare più sostenibile. Non possiamo pensare di chiudere ogni anno “rompendo il porcellino” – come ha detto Marcovalerio Pozzato – e “scaricando” il peso sui cittadini attraverso l’aumento delle tasse e dei ticket.