Oggi in Aula, terminata la lunga discussione iniziata martedì mattina, è stata votata la richiesta di istituzione di una Commissione regionale speciale d’inchiesta sulle cause delle evidenti difficoltà della sanità dell’Emilia-Romagna, che avevo presentato insieme a Marta Evangelisti, capogruppo di Fratelli d’Italia, e Pietro Vignali, capogruppo di Forza Italia.
Come prevedibile, la maggioranza che sostiene la Giunta De Pascale l’ha bocciata, senza nemmeno entrare nel merito delle questioni. Lo stesso destino è toccato anche alla Commissione assembleare speciale di ricerca e di studio sugli stessi temi, che avevo proposto personalmente sperando di giungere ad un compromesso, di trovare collaborazione nei colleghi dell’altro schieramento, che invece non hanno mostrato alcun tipo di apertura.
L’amministrazione regionale e la maggioranza di sinistra che la sostiene hanno paura di entrare nel merito dei problemi in una visione di insieme. Rifiutare di analizzare i dati, di fare audizioni, di convocare esperti in modo sistematico per ipotizzare nuove soluzioni è grave.
È evidente che si vuole coprire ciò che non funziona. C’è un’enorme distanza tra ciò che accade nella realtà e la Giunta regionale, tra la quotidianità degli emiliano-romagnoli, che aspettano oltre 500 giorni per un esame e fino a due anni per un intervento o rimangono fantasmi perché la prestazione richiesta attraverso il CUP gli viene addirittura negata, e chi ha alzato un muro alla richiesta di capire le vere cause di questa situazione.
Insieme a questi “no” la maggioranza che governa la Regione ha presentato e approvato una risoluzione in cui si ribadiva la bontà e l’efficienza della sanità emiliano-romagnola indicando come unico problema il sottofinanziamento nazionale. Perché una regione come il Veneto con lo stesso finanziamento e con gli stessi esiti va in pari e noi abbiamo un disavanzo previsto di 645 milioni per il 2025? Perché questo timore a guardare come stanno le cose?
In questi anni il Fondo Sanitario Nazionale è sempre aumentato – per il 2026 è previsto un aumento di 6 miliardi, 3,7 già previsti con la legge di bilancio 2025 e 2,7 in più con la prossima legge di bilancio – ma nessuna risorsa aggiuntiva può essere ben spesa senza avere chiari i problemi e le opportunità di miglioramento.
Senza capire dove e per quali ragioni il sistema ha delle lacune, infatti, non si migliorerà mai nulla e la commissione di inchiesta aveva lo scopo di fare luce su tutti i temi connessi a un quadro finanziario in costante peggioramento (disavanzo 85 mln nel 2023, 200 mln nel 2024, stima 645 mln nel 2025, con aumento della pressione fiscale regionale compresa l’introduzione dei ticket sui farmaci). In particolare: la mancanza dell’accordo integrativo regionale con i medici di base, le limitazioni imposte ai medici di base per la prescrizione di esami diagnostici, le liste d’attesa infinite e “pre-liste” che aggirano il monitoraggio e incentivano alla rinuncia alle cure e la fuga dalla Regione, il depotenziamento degli ospedali di montagna, la proposta di inserire lungodegenze negli ospedali ad alta complessità, a scapito della chirurgia elettiva, la sospensione prolungata della chirurgia programmata al Rizzoli e la consistente riduzione delle sale operatorie per l’alta complessità, i divari di costo fra Ausl/ospedali pubblici/privati accreditati, le criticità dei CAU, le lacune dei soccorsi del 118 e la richiesta di restituire fondi già erogati alla sanità privata.
Se non conosciamo bene quel che non funziona, l’unico “risparmio” possibile diventa il taglio lineare, che aggrava la situazione. Per fare scelte oculate, invece, serve una visione complessiva: oggi in Emilia-Romagna nessuno ce l’ha davvero. Si avanza a tentoni continuando a raccontare che questo modello sanitario è il migliore possibile come indica la risoluzione che la maggioranza regionale si è votata da sola.
L’Assemblea Legislativa ha perso l’occasione per andare a fondo dei problemi della sanità. Noi però non ci fermeremo. E con gli strumenti a nostra disposizione continueremo a chiedere all’Assessore Fabi e al Presidente De Pascale tutta la verità sulla sanità regionale, le ragioni di ogni decisione controversa, i dati che supportano ciascuna spesa e quale sia la programmazione. Gli emiliano-romagnoli hanno diritto a tempi certi, costi chiari e servizi migliori. La trasparenza è l’anticamera dell’efficienza e non è negoziabile.