L’articolo pubblicato questa mattina sull’edizione di Modena de Il Resto del Carlino richiama l’attenzione sui centri estivi, che rappresentano un’occasione educativa per i bambini e i ragazzi, ma anche un supporto indispensabile per i genitori che lavorano e si trovano ad affrontare la lunga pausa scolastica con poche alternative. Di fronte a costi sempre più alti, però, per molte famiglie diventa un sacrificio economico significativo garantire ai propri figli la partecipazione a queste attività.
Si chiede un intervento da Roma senza ricordare che le risorse messe a disposizione dai Comuni arrivano proprio da Roma. A queste si aggiungono i contributi regionali. Il finanziamento statale per i centri estivi – introdotto per la prima volta durante la pandemia – è stato confermato in 60 milioni di euro l’anno ed è diventato strutturale.
A queste risorse si affianca anche il Piano Estate promosso dal Ministero dell’Istruzione, che ha messo a disposizione 400 milioni di euro per il biennio 2023-2025, con un ulteriore stanziamento di 150 milioni per rispondere alla crescente partecipazione delle scuole. Solo nell’estate 2024 sono stati attivati quasi 37.000 moduli formativi, coinvolgendo oltre 1,3 milioni di studenti in attività educative, sportive, artistiche e inclusive, svolte spesso in collaborazione con associazioni ed enti del terzo settore.
Un segnale forte, che conferma la volontà di rendere la scuola un punto di riferimento anche nei mesi estivi. Sono fondi che vanno utilizzati fino all’ultimo centesimo per migliorare le proposte per i nostri bambini e ragazzi.
L’idea lanciata da Eures-Adoc di rendere detraibili nel 730 le spese sostenute per i centri estivi è molto interessante. Rendere trasparenti e detraibili le spese per l’educazione dei figli, non solo per i centri estivi, sarebbe un grande passo in avanti per sostenere la genitorialità e favorire la conciliazione vita-lavoro.
Serve un impegno condiviso, tra Governo, Regioni, Comuni, scuole e terzo settore.