Lunedì 23 giugno all’Agriturismo Il Bove di Reggio Emilia dinanzi a 150 persone si è tenuto l’incontro dal titolo “Vivere il lavoro da protagonisti – Il contributo della nuova legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese“, che ho organizzato con l’associazione “La Persona al Centro” insieme a “LabOra”.
Vivere il lavoro da protagonisti è possibile se è vissuto come lo strumento attraverso il quale compiere sé e offrire il proprio contributo al cambiamento del mondo. Cosa significa essere protagonisti nel lavoro? La legge sulla partecipazione dei lavoratori alle imprese, che è la settima legge di iniziativa popolare dal secondo dopoguerra, indica un bene comune da conseguire. Indica una rivoluzione culturale: lavorare non significa eseguire comandi ma essere coinvolti nello scopo di quel che viene fatto. Condividere obiettivi e risultati in contesti aziendali significa vivere le aziende come comunità di interessi e di valori che valorizzano la responsabilità. Capitale e lavoro, anziché essere contrapposti, convergono verso obiettivi di produttività e di competitività attraverso il valore delle persone: l’ascolto, il dialogo, la collaborazione sono i tratti di questo nuovo modo di intendere il lavoro. Quello che da sempre ha portato alla produttività e alla creatività nel nostro Paese.
La serata, introdotta da Mattia Marziani, consigliere comunale di Reggio Emilia, e moderata dalla giornalista Alessandra Codeluppi, si è aperta con le parole dell’on. Lorenzo Malagola, in collegamento da Roma. Il parlamentare ha raccontato la genesi, le radici e il contenuto della nuova legge, della quale è stato relatore. “La partecipazione è un nuovo istituto che essenzialmente dice una cosa molto semplice: capitale e lavoro non possono affrontare la quinta rivoluzione industriale separati. Capitale e lavoro, quindi gli imprenditori e i loro collaboratori, sono chiamati a una corresponsabilità per il futuro delle imprese e dei lavoratori rispetto al rischio di disumanizzazione che la quinta rivoluzione industriale introduce. Non è una legge per il qui ed ora, è una legge che guarda soprattutto al futuro“, ha spiegato. A seguire il consigliere regionale Alessandro Aragona ha parlato del mercato del lavoro emiliano-romagnolo, ribadendo l’immobilismo della Giunta di quella che era un tempo la locomotiva d’Italia.
Dopo il collega Aragona, ho preso la parola e ribadito il mio sostegno a questa legge: “E’ molto bella. Parte dall’idea centrale che non ci può essere contrapposizione tra capitale e lavoro e mette a fuoco un punto fondamentale: è possibile collaborare, è possibile dialogare, è possibile costruire, solo se mettiamo al centro le persone. La persona dell’imprenditore, la persona di chi lavora, la persona di chi deve usufruire di servizi perché il lavoro ha un’accezione molto ampia. La persona più importante della mia vita è una signora che mi ha aiutato a tirar su quattro figli. Senza di lei, senza la sua passione, la sua dedizione, la sua partecipazione alla vita della nostra casa, io non sarei riuscita a fare assolutamente nulla quindi questa è la forza da cui nasce questa legge“.
“La concretezza è la forza di questa legge e la forza di un certo modo di far politica, che vedo anche nella presenza di un sindacato come la CISL e pure in imprenditori come Storchi che fanno politica nel senso alto tutti i giorni facendo la propria azienda“, ho aggiunto mostrando come spesso invece in politica si fanno tavoli e lunghe chiacchierate senza arrivare a risultati, come si è visto nel tentativo di semplificare il Patto per il Lavoro e per il Clima, dove dal 2022 solo 3 punti su 73, che dovevano essere cancellati per sburocratizzare, sono stati rimossi.
In conclusione del mio intervento ho poi raccontato che ci stiamo impegnando perché si indichi alle aziende la possibilità di assumere un codice per favorire la natalità, che è stato fatto sempre da questo governo, e che dice cose semplici: favorire la carriera delle donne, anche se hanno dei figli, favorire la flessibilità sul lavoro, favorire la conciliazione vita-lavoro, anche attraverso l’aiuto dal punto di vista della scuola e di quello che noi spendiamo per i figli.
Ho quindi lasciato la parola ad Andrea Sirianni, Segretario CISL Emilia Centrale, ha dato voce al sindacato che ha promosso la legge di iniziativa popolare. All’interno di una fase di cambiamento epocale, servono strumenti nuovi per rilanciare il benessere economico. E questa legge rappresenta uno strumento in più. Sirianni ha poi valorizzato l’approccio riformista, che punta a ottenere risultati concreti, anche se parziali, piuttosto che soluzioni ideali ma irrealizzabili, in contrapposizione con il massimalismo sindacale e politico, che propone obiettivi irraggiungibili. Ha sottolineato quindi che questa legge, pur non essendo perfetta, ha aperto una breccia utile per rafforzare la partecipazione. Serve però che gli imprenditori la applichino, riconoscendo che non vengono così espropriati ma anzi possono preparare una torta più grande e più bella, che significa più risorse per tutti.
Infine, il cavaliere Fabio Storchi, imprenditore e Presidente UCID Reggio Emilia, è stato illuminante nel suo intervento. Questa legge è un miracolo se si pensa alle lotte all’ultimo sangue che ci sono state nelle fabbriche fino a poco tempo fa, ha detto in avvio. Ha poi sottolineato che è un risultato molto importante anche se non darà risultati copiosi all’inizio: “Pensare che il lavoro si combini e si sposi con il capitale in maniera abbondante e copiosa fin dai prossimi tempi, dai prossimi mesi è una pia illusione. Bisogna dare tempo al tempo, creare la mentalità, la filosofia, lavorare insieme in modo costruttivo e modificare tanti atteggiamenti che caratterizzano tuttora le nostre relazioni sindacali“. Tanti gli insegnamenti del cav. Storchi, ci tengo a chiudere con questo: “Da soli non si può vincere, uno solo non può vincere la sfida che abbiamo di fronte, una sfida che per proporzioni non abbiamo mai affrontato in passato“.