Oggi pomeriggio, presso l’Aula Magna della Regione Emilia-Romagna, nel corso del seminario promosso da tutto il centrodestra dal titolo “Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE 2.0) – Ecosistema Dati Sanitari (EDS): a che punto siamo in Emilia-Romagna?”, è emerso che la Regione è pesantemente in ritardo nell’attuazione delle misure previste dal PNRR per la sanità digitale, in particolare per quanto riguarda il FSE 2.0 e l’EDS.
L’Emilia-Romagna ha ricevuto 39.348.347 milioni di euro (Fondi PNRR, missione 6 componente 2. Investimento 1.3.2) da utilizzare entro giugno 2026 per la nuova architettura tecnologica del FSE 2.0 e per la formazione digitale di tutti gli operatori sanitari e dei cittadini. Tuttavia, i dati ReGiS aggiornati al 28 maggio 2025 attestano che l’Emilia-Romagna ha realizzato appena il 4,16% dei finanziamenti assegnati, posizionandosi tra le Regioni con i risultati peggiori. E per quanto riguarda nello specifico 39.348.347 milioni di euro, al 26 marzo 2025, risulta impegnato appena il 7,68% e speso il 3,58%.
L’Emilia-Romagna è poi una delle poche Regioni che ha deciso di non destinare questi fondi PNRR anche al privato accreditato, che fa parte a pieno titolo del Servizio sanitario nazionale e regionale. Il problema è che l’adeguamento richiesto per passare al FSE 2.0 non è ordinario, è molto costoso, ed è necessario farlo nel rispetto della norma FSE 2.0 e nell’interesse primario degli assistiti.
Dunque, il progetto avanza a rilento, e resta un solo anno per investire quelle somme. Manca una visione strategica da parte della Regione Emilia-Romagna. Lo dimostra il dato dei fondi impegnati. Il tempo stringe, è difficile spenderli in modo che si arrivi al risultato: far sì che i medici e tutti gli attori del sistema possano condividere i dati a loro disposizione per migliorare le cure; dare ai pazienti elementi per migliorare la propria salute. L’Emilia-Romagna, che è stata la prima realtà territoriale a livello internazionale ad introdurre il sistema di prenotazione unificata delle prestazioni sanitarie attraverso il CUP già nel 1990, e successivamente ad implementare il FSE nel 2005, ha rinunciato al ruolo di capofila nella progettazione architetturale del FSE 2.0 e rischia così di perdere la leadership tecnologica in ambito sanitario.
Come spiegato dal prof. Mauro Moruzzi e l’ing. Maria Cammarota, esperti nazionali della progettualità PNRR-Sanità digitale, FSE 2.0 e EDS sono strumenti cruciali per il futuro del sistema sanitario, che possono portare numerosi vantaggi, sia ai pazienti sia agli operatori sanitari. Infatti sono stati concepiti per migliorare la qualità delle cure a parità di risorse, garantendo accesso tempestivo ai dati, diagnosi più rapide e un migliore coordinamento tra i professionisti.
Grazie agli aggiornamenti previsti, non si avrebbero più appena dati “amministrativi” ma sarebbe favorita una personalizzazione della cura, nello sviluppo e anche nella prevenzione, in un contesto nel quale sta aumentando in modo esponenziale l’età media e il numero di malati cronici. Quindi tale approccio mette il paziente al centro. E i medici, sempre previa autorizzazione dei pazienti, avrebbero la possibilità di includere i dati dei singoli individui nelle proprie cartelle cliniche e visualizzarli in un formato che favorirebbe attività di analisi, comparazione e gestione, ad oggi impossibili.
Nella seconda parte del seminario, Ilaria Massa ha illustrato il progetto ESCA, attivo in Emilia-Romagna: un’iniziativa, relativa alla cura del tumore al colon retto, che dimostra come la misurazione sistematica delle attività chirurgiche e degli esiti raggiunti unita al costante feedback restituito ai professionisti possano migliorare gli esiti clinici e ridurre i costi. Antonio Vittorino Gaddi ha invece sottolineato le grandi potenzialità della telemedicina (diagnosi precoce, prevenzione, sostenibilità), ma anche i rischi etici e tecnici.
Infine, sono stati preziosi i contributi di rappresentanti del mondo sanitario, pubblico e privato. Medici ospedalieri, medici di medicina generale, farmacisti che hanno documentato con i loro esempi la necessità della costruzione di quest’ambiente dove sia possibile condividere dati, e dove tutti gli attori in gioco siano aiutati nel loro percorso di cura.